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La Murgia, i mille paesaggi dell'altra Puglia


Colline, rocce calcaree, puli, gravine (lame scavate nella roccia calcarea dalle acque piovane, simili a canyon americani), oliveti (nella parte più fertile, a sud est) e colture estensive, steppe e pascoli (a nord ovest). 
 Paesaggi simili, che attraversano la Puglia centrale, sono sempre meno appannaggio di pochi informati. Le Murge, infatti, ossia l’altopiano carsico di 4.000 chilometri quadrati che tocca le province di Bat, Bari e Brindisi (Murgia Costiera) e da qui prosegue per Taranto (Valle d’Itria e Terra delle Gravine), fino al Salento (Murge tarantine) e alla Basilicata (Murgia materana), attraggono ormai flussi turistici crescenti. 
Se finora le presenze in Puglia si erano concentrate in estate e sul litorale, ora si assiste a un’inversione di tendenza. Nel 2015 cresce la destagionalizzazione, sotto la spinta dei turisti stranieri, che scelgono la regione per soggiorni anche a maggio e ottobre, e si rilevano presenze in aumento in molti Comuni delle Murge tra il 2010 e il 2015. 
Merito anche della recente istituzione, nel 2004, del Parco nazionale dell'Alta Murgia, che tutela paesaggio, costumi e tradizioni nei suoi 68 mila ettari di 13 comuni delle Province di Bari e Bat. Nel Parco, caratterizzato da creste rocciose, doline, colline, cavità carsiche, boschi di quercia e conifere ecc. l’azione della natura si intreccia con quella millenaria degli uomini. Dediti soprattutto a pastorizia e agricoltura, hanno dato vita a una cucina povera ma gustosa (uno per tutti, il pane di Altamura, citato sin da Orazio nelle Satire) e hanno ricamato il territorio con muri a secco, villaggi ipogei, trulli e masserie da campo e per pecore, i cosiddetti jazzi, lungo gli antichi tratturi della transumanza. Risale al IX secolo d.C., invece, la civiltà rupestre, che popolò un po’ tutta la Puglia lungo lame, gravine e solchi torrentizi. 
 Tra le altre attrattive del Parco, Castel del Monte, le cattedrali romaniche, aree archeologiche, musei e due scoperte eccezionali, nel 1993, nel Pulo di Altamura, dello scheletro di una specie arcaica di Homo, vissuto oltre 200 mila anni fa, perfettamente conservato (caso unico al mondo) e, nel 1999, di orme di dinosauri nel giacimento paleontologico più ricco al mondo. 
Fuori dal Parco, l’itinerario tra le Murge può proseguire in terre più fertili come quella di Rutigliano, nota per la produzione dell’uva da tavola oltre che dei fischietti, e Conversano, terra dell’“oro rosso”, la ciliegia (conta cento cultivar, la più ampia collezione al Sud Italia). 
Devono molto alle grotte, come denotano gli stessi nomi, Castellana Grotte e, nel Tarantino, Grottaglie. Quest’ultima nasce da insediamenti rupestri, serviti anche come forni nella gravina di San Giorgio per l’arte della ceramica, in cui eccelle sin dal Medioevo. 
Non necessita di presentazioni la Valle d’Itria, i suoi trulli, tra i più antichi pugliesi, le case patrizie e barocche di Martina Franca o i vicoli bianchi di Cisternino, tra i borghi più belli d’Italia. Le Murge custodiscono questo e tanto altro da vedere e gustare. Un elenco entusiasmante, almeno quanto quello dell’altra Puglia, bagnata dal mare. 

 Giuseppe Daponte
Speciale Corriere del Mezzogiorno

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