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Spiagge pugliesi, belle e fragili





















                                                                                                                                                                 


Le coste pugliesi restano tra le più belle d’Italia e tra le più efficienti per gestione sostenibile del territorio, salvaguardia del paesaggio e offerta di servizi. Lo ha confermato anche nel 2014 la «Guida Blu» redatta da Legambiente e Touring Club, che ha premiato, con le ambìte 5 vele, tre località marine pugliesi su 14 italiane (fa meglio solo una «concorrente» di tutto rispetto, la Sardegna, con quattro riconoscimenti). 
Sul podio, infatti, si sono confermate Ostuni (Brindisi), quarta a livello nazionale, Otranto, settima, e Melendugno (Lecce), ottava. Sei le località a 4 vele: Chieuti (Foggia), Castro, Nardò e Diso (Lecce), Fasano (Brindisi) e Polignano a Mare (Bari). 
 Tra i meriti di Ostuni, anche l’avvio nel Parco regionale delle Dune costiere e nell'area naturale di Torre Pozzella di accessi al mare con un sistema integrato bus-bici e aree di sosta e parcheggi distanti dalla linea di costa, e percorsi per il turismo sostenibile in aree rurali e costiere del Parco. Otranto, invece, ha investito sulle ciclovie e sulla pulizia di coste, pinete e spiagge, mentre Melendugno ha messo in campo politiche per la tutela delle pinete litorali e giornate ecologiche.  


Ma quale sarà il segreto del successo delle spiagge salentine? «La sabbia bianca – risponde Maurizio Manna, direttore regionale di Legambiente Puglia, con delega al mare - si è formata dalle conchiglie frantumatesi in migliaia di anni: lascia il mare trasparente e lo rende più simile a quello del Nord Africa, della Turchia o delle isole greche che non a quello del resto del Paese. Sabbia bella quanto vulnerabile, perché lenta a formarsi e veloce a distruggersi». 

 «La Regione – prosegue Manna – oggi tutela e riconosce con norme più stringenti il valore ambientale ed economico delle coste pugliesi. Più del 50% di queste, inoltre, è protetto da norme comunitarie, soprattutto quelle salentine, che meglio si sono preservate nel tempo». Malgrado ciò e nonostante una consapevolezza ambientale crescente, sulle coste resta forte l’impatto dell’uomo. 

«Per responsabilizzare gli attori economici, in particolare i balneari, Legambiente ha scritto una legge che la Regione ha varato giorni fa sugli habitat costieri, per rafforzare la tutela delle dune e frenare l’arretramento delle coste. Il fenomeno è legato, tra l’altro, alle costruzioni abusive di lidi e altre strutture che indeboliscono i litorali sabbiosi e alla rimozione dei depositi di posidonia, pianta che, come dimostrato dai nostri progetti sperimentali realizzati con Federbalneari, se preservata, rafforza i sistemi dunari e permette alle spiagge di recuperare fino a 15-20 metri in poche stagioni». 

Altro fronte da migliorare è quello della gestione delle acque reflue. «Lo standard dell’Acquedotto pugliese è lo sversamento in mare – rileva Manna – Ma così si esclude la verificabilità degli sversamenti, si spreca acqua irrigua e quantità enormi di soldi pubblici per opere che si deteriorano presto, sporcando il mare con acque non depurate. La Regione spinga Aqp a convertirsi ai fitodepuratori come quello di Melendugno, che garantiscono mare pulito, costi molto più bassi e acqua per l’agricoltura». 

 Giuseppe Daponte, speciale Ambiente e territorio, Corriere del Mezzogiorno

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