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I trabucchi, identità pugliese sospesa tra cielo, terra e mare

Trabucco baia Zaiana, Peschici (Fg)
Sospesi sull'acqua, con bracci lunghi che sostengono reti enormi, dette trabocchetti, in cui «cascano» ignari i pesci che fluttuano tra gli anfratti della costa. 

Sono i trabucchi, macchine per la pesca in legno, di solito di pino d'Aleppo, albero comune nel basso Adriatico, facilmente modellabile, resistente alla salsedine e abbastanza elastico da resistere alle raffiche di vento.

Trabucco baia San Nicola, Peschici (Fg)
 Queste opere di ingegneria artigianale, secondo alcuni studiosi, sono state inventate dai Fenici, che poi le avrebbero portate nella Penisola, in particolare sulla litoranea tra Abruzzo e Nord barese. Erano costruite in precisi punti della costa, per sfruttare le correnti marine e pescare proficuamente dalla terra ferma, senza arrischiarsi nel mare agitato dal Maestrale. Sulla costa garganica, sono più frequenti tra Peschici e Vieste. 

Molti sono in disuso, alcuni, gestiti da privati, ospitano romantici ristorantini e, magari, placidi concerti jazz. 

Trabucco baia San Nicola, Peschici (Fg)


























Più a Sud, recenti ricerche storiche hanno rinvenuto residui strutturali. A Barletta, dei cinque originari, vicino al porto, ne sopravvive uno, in pessime condizioni di conservazione. Tutti scomparsi a Trani e Molfetta, dove ce n’era almeno uno, a Cala San Giacomo.
Dopo lunghe battaglie, lo scorso 20 gennaio il Consiglio regionale ha approvato una legge «per la conoscenza, la valorizzazione e il recupero dei trabucchi», in quanto manufatti storici rappresentativi di un antico metodo di pesca, ancora oggi praticato, e forte elemento identitario nel paesaggio costiero del basso Adriatico, della regione e, in particolare, del Gargano. 

«È un patrimonio facilmente deteriorabile, che necessita di una manutenzione costante – ha commentato Leonardo Di Gioia, assessore regionale al Demanio– Nella legge abbiamo previsto una fase conoscitiva, realizzata attraverso un censimento del patrimonio dei trabucchi, inclusi quelli scomparsi, e la sua valorizzazione, con linee guida per recupero, ripristino e conservazione, e contributi finanziari della Regione ai proprietari, purché intervengano in coerenza con l’uso originario di queste macchine da pesca uniche». 
Trabucco baia San Nicola, Peschici (Fg)

Grazie alla collaborazione tra Regione e Parco Nazionale del Gargano, ora la legge riconosce i trabucchi come patrimonio regionale e li inserisce tra i beni oggetto di tutela storica e culturale. L’obiettivo è preservarli ma anche farli rivivere con il turismo culturale e ambientale. 

Giuseppe Daponte, Speciale ambiente e territorio, Corriere del Mezzogiorno

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