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Sembra che certi capitani dell'industria" non sappiano prosperare se non vampirizzando poveri innocenti...

Leggo questo: "Taranto, 'nel latte materno diossine fino al 1500%. Pericoloso per la salute'”. E penso alle ultime parole del presidente di Confindustria Squinzi: "La magistratura tiene in ostaggio asset strategici".
E mi convinco sempre più  che certi "capitani dell'industria" non sappiano prosperare se non vampirizzando poveri innocenti, come ai tempi del fascismo maturo. Ciò che lascia sul campo morte e disperazione, che genera vittime sacrificali non essere considerato sviluppo, né asset strategico, se non da uomini di Neanderthal. L'uomo è un fine, non un mezzo.



Nei campioni di latte materno della città dell’Ilva, Taranto, “sono stati rilevati superamenti dei valori di azione di diossine Pcdd e Pcdf (policlorodibenzodiossine e policlorodibenzofurani) e di Pcb Dioxine like (Policlorobifenili, diossine e simili), su materia grassa, a partire dal 700% fino al 1500% stabiliti per latte crudo e prodotti lattiero caseari”. Il presidente del Fondo Antidiossina Fabio Matacchiera introduce così le conclusioni dell’analisi da parte di centri accreditati di una decina di campioni di latte di mamme “con età superiore ai 33 anni”.

”Anche i tenori massimi – ha aggiunto l’ambientalista – sono stati tutti abbondantemente superati fino al 660%. In tutti i campioni di latte delle neomamme di Taranto fatti analizzare dalla Onlus Fondo Antidiossina, sono state riscontrate significative concentrazioni” delle diossine citate, tutte “con valori molto al di sopra dei 6 picogrammi per grammo“, che è il “limite per il latte per adulti”. La media che riscontriamo, infatti, si attesta su valori superiori ai 20-22 picogrammi e fino a valori di 39,992 picogrammi”. Matacchiera ha poi precisato che “la normativa prevede il divieto di commercializzazione e la distruzione di quell’alimento poiché considerato pericoloso per la salute”.

A una delle mamme di Taranto che si è sottoposta all’indagine pilota, “alcuni mesi dopo il parto, è stata diagnosticata una forma grave di tumore che ha reso necessario un intervento chirurgico invasivo al seno”. Il latte analizzato era di una donna di 42 anni che presentava valori molto prossimi a 40 picogrammi su grammo di policlorodibenzodiossine, policlorodibenzofurani, pcb e diossine. “Anche alla neonata – ha aggiunto Matacchiera – venivano riscontrati problemi di salute molto gravi. Attribuire le cause di quanto sopra descritto alla presenza significativa di quei congeneri nell’organismo umano, può essere sicuramente un po’ azzardato. Rimane tuttavia la certezza che per un adulto consumare del latte con concentrazioni dei congeneri indicati superiori a 6 picogrammi su materia grassa risulta pericoloso per la sua salute”. E’ normale adesso che “ci si chieda – ha concluso l’ambientalista – che pericolo possa rappresentare per una piccola creatura bere il latte della mamma con concentrazioni di 40 picogrammi. Inoltre, è consequenziale che la preoccupazione cresca al pensiero che il latte per il neonato (a differenza dell’adulto che ne consuma molto poco), rappresenta l’unica fonte di alimentazione intensiva per molti mesi”.

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