Translate

Torna a nuova vita l'abbazia di Cerrate grazie al Fai e ai contributi volontari


Un tesoro con una storia millenaria messo a rischio dall’incuria. Ma, per fortuna, è intervenuto il Fondo ambiente italiano (Fai), che ora chiede a tutti un contributo volontario per farlo rivivere. 
Parliamo dell'abbazia di Santa Maria di Cerrate, nelle campagne di Squinzano, a nord di Lecce, fondata nel XII secolo dai conti normanni e depositaria di una storia comune a molti altri monasteri salentini italo-greci. La chiesa, in stile romanico pugliese, presenta una decorazione esterna tipica della zona salentina, a lesene sottili e archetti, mentre di gusto francese è il portale duecentesco. 
 Il complesso monastico, immerso in una natura atavica, è intriso di spiritualità e antica sapienza. Il luogo, infatti, è stato destinato alla preghiera ma anche alla produzione agricola. Per questo era impreziosito da affreschi sacri (oggi conservati nel Museo delle Arti e delle Tradizioni popolari del Salento), come l’Annunciazione proveniente dalla navata laterale, datata tra il XIII e XVI secolo, ma anche da antichi frantoi ipogei, da un sontuoso pozzo cinquecentesco e da giardini, agrumeti e uliveti. Purtroppo il tempo e l’abbandono hanno ferito la sua bellezza. Gli edifici sono costruiti in pietra leccese, un materiale semplice da lavorare ma più esposto all’erosione degli agenti atmosferici. 
Nella chiesa, appena sopra gli affreschi, ci sono ampie aree ricoperte da una patina di umido, sintomo di un tetto che non protegge più al meglio gli interni dalla pioggia. La zona intorno al monastero è completamente abbandonata: gli unici alberi rimasti sono i pini marittimi, non adatti all'ambiente. Il Fai ora vuole restaurare l'abbazia e recuperarne il paesaggio circostante, così da riportare il complesso all’antico splendore, riaprirlo al culto e al pubblico, e trasformarlo in un polo culturale. Per farlo l’ha adottato. La Provincia di Lecce glielo ha affidato a settembre 2012, con una concessione trentennale. È diventato così il primo bene tutelato dal Fai in Puglia. Il progetto di recupero, curato da un team di professionisti, tra cui architetti, ingegneri, restauratori, storici dell'arte e agronomi, coordinati dall'architetto Daniela Esposito, è stato avviato lo scorso ottobre, grazie all’importante stanziamento europeo di 2 milioni e mezzo di euro confermato alla Provincia. In particolare, della chiesa, il progetto intende restaurare i fronti, le coperture, il porticato laterale duecentesco, il portale in pietra leccese, gli affreschi e gli altari. Il recinto dell'abbazia sarà restaurato e reintegrato. Il terreno agricolo di cinque ettari che circonda l'abbazia sarà riqualificato: gli alberi saranno potati e si metteranno a dimora piante del posto: olivi, mandorli, lecci, roverelle e fichi d'India. L'agrumeto, rinfoltito con esemplari di varietà storiche, tornerà a produrre frutti. Il giardino sarà recuperato con nuovi alberi e sentieri per le escursioni. L'edificio che ospitava le stalle diventerà uno spazio per eventi, conferenze e attività culturali. La casa monastica, invece, accoglierà i visitatori: al piano terra si allestiranno la biglietteria, una libreria, mostre permanente sui restauri e zona ristorazione. Al primo piano ci saranno una mostra sulla storia dell'abbazia e una sala polivalente. Al piano terra della casa del massaro, che dagli anni Settanta ospita il Museo delle arti e delle tradizioni popolari, saranno riallestiti gli spazi produttivi della masseria e saranno visibili gli affreschi provenienti dalla chiesa. Il primo piano, invece, sarà utilizzato come foresteria. 
La fine dei lavori è prevista entro l’inverno del 2015. Ma potrebbe essere anticipata già all’autunno 2014, se il Fai raccoglierà sufficienti contributi volontari (da 10 euro per acquistare due metri di cavo a isolamento minerale indispensabile per la messa a norma dell'impianto elettrico a 500 per donare un albero di agrumi per l'agrumeto). Nel primo anno di concessione al Fai, comunque, l’Abbazia è già tornata a vivere: è rimasta aperta al pubblico ed è stata visitata da decine di migliaia di persone, tra cui stranieri guidati in lingua inglese. Giuseppe Daponte
da speciale Ambiente e territorio del Corriere del Mezzogiorno

Commenti

Post più popolari

il Tacco di Bacco - i prossimi eventi in Puglia

Contattaci

Nome

Email *

Messaggio *