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La meccatronica barese locomotiva dell'export italiano

Le esportazioni italiane possono contare su un traino in più, la meccatronica barese. Lo conferma il «Monitor dei distretti del Mezzogiorno». 
Lo studio, pubblicato a gennaio 2014 e realizzato da Intesa San Paolo su dati Istat, nel terzo trimestre 2013 ha rilevato un’ulteriore crescita delle esportazioni dei distretti del Sud. Nei primi 9 mesi dell’anno, infatti, hanno raggiunto un valore pari a 4.264 milioni di euro, 290 milioni in più rispetto allo stesso periodo del 2012 (più 5,8%, contro il più 5,5% dei distretti italiani). E il maggiore contributo all’export meridionale, riferisce il Monitor, è arrivato proprio dalla meccatronica barese, oltre che dalle imprese distrettuali attive nella filiera dell’alimentare e bevande. 
La meccatronica (ossia l’applicazione di elettronica e informatica alla meccanica), peraltro, pur con un peso specifico minore (ha registrato nei primi nove mesi del 2013 rispetto allo stesso periodo del 2012 un incremento annuo del valore delle vendite di 100,8 milioni di euro, contro i 226,6 milioni dell’alimentare), vanta il tasso di crescita più alto, del 14,6% tendenziale (segue l’alimentare con il 12,1%), dopo il più 40,7% (82 milioni di euro in più in termini assoluti) marcato nel secondo trimestre, la percentuale più alta tra tutti i distretti italiani, salita agli onori della cronaca nazionale anche grazie al servizio della trasmissione televisiva Report (in foto). 
Queste performance, secondo l’indagine, sono imputabili all’elevato contenuto innovativo e tecnologico delle produzioni, raggiunto con crescenti investimenti in ricerca e sviluppo da parte di grandi gruppi, nazionali ed esteri, presenti nel barese. Lo conferma il presidente di Confindustria Bari e Bat, Michele Vinci: «Il settore poggia su due pilastri, l’innovazione e l’internazionalizzazione. La prima, garantita dagli investimenti in innovazione e ricerca, ha consentito alle aziende del comparto di affermarsi sui mercati internazionali, soprattutto quando si sono indeboliti i consumi interni. Il common rail, il sistema di alimentazione dei motori diesel che ha rivoluzionato il mondo dell'auto, ha fatto da apripista per la tecnologia barese a livello mondiale. Su questo terreno fertile, poi, si sono innestate o sono germogliate tante altre produzioni e aziende grandi e medie. Ma anche la Regione ha contribuito moltissimo, gestendo al meglio i fondi comunitari 2007-13 che hanno sostenuto esportazioni e innovazione, finanziata anche dal Ministero dell’Università e della ricerca». Le esportazioni del Sud nel terzo trimestre hanno marcato risultati positivi in particolare sui mercati maturi che nel 2013, per la prima volta, hanno registrato un ritmo più vivace rispetto ai nuovi mercati, ossia un più 6,8% a fronte del più 3,2% dei nuovi mercati. Tra i mercati maturi, al primo posto la Germania con un più 13,1% favorito soprattutto dall’elevata propensione a esportare verso questo mercato della meccatronica barese. Il comparto, infatti, per quanto attivo in tutt’e cinque i Continenti, ha realizzato in Germania tra gennaio e settembre vendite per 304 milioni di euro, 78,8 in più dai primi tre trimestri del 2012. Un successo ascrivibile alla presenza di aziende grandi, multinazionali tedesche come Bosch e Getrag o gruppi nazionali ed esteri che negli ultimi anni hanno puntato su ricerca e sviluppo, e di piccole e medie imprese ad alto profilo tecnologico, come Mer.mec e Masmec. Anche nella meccatronica barese, tuttavia, come in altri distretti del Sud, il numero di ore autorizzate in cassa integrazione straordinaria (cigs) è aumentato nei primi 11 mesi dell’anno. «Molte cigs sono legate a produzioni locali – dice Vinci – In realtà il comparto vive un buon momento. Non porta l’occupazione alle stelle ma in genere non conosce cig e qualcuno sta anche assumendo. Non risente nemmeno della stretta del credito. Le banche sono disponibili quando sono sicure che i soldi prestati tornano indietro». Il futuro per il settore? «Finché si farà ricerca e innovazione – conclude Vinci - non vedo rischi, soprattutto se la politica collaborerà e realizzerà, in particolare, le infrastrutture; semmai prevedo nuove frontiere, applicative, ad esempio nell’alimentare o nel packaging, e geografiche, come Russia, Paesi asiatici e Turchia; e magari anche nord Africa, se si creeranno le necessarie condizioni politiche e sociali». 

Giuseppe Daponte
dallo speciale economia del Corriere del Mezzogiorno

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