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L'olio italiano visto dai grattacieli di New York


L'olio italiano visto dai grattacieli di New York è meno limpido. Dopo lo "Slippery business", l’affare scivoloso di cui ha parlato Tom Mueller su “The New Yorker”, ora è la volta del New York Times, che con 15 vignette intitolate  “Il suicidio dell’extravergine - l’adulterazione dell’olio di oliva italiano” mette sul banco degli imputati il comparto olivicolo-oleario italiano, per truffe e truffatori che danneggiano e rischiano di soffocare il prodotto simbolo della dieta mediterranea. E a pagarne le spese sono proprio gli olivicoltori che fanno prodottodi qualità. Le vignette di Nicholas Blechman del New York Times descrivono una produzione nazionale di extravergine contaminata da truffatori, protetti da politici corrotti, che importano olio dall’estero da adulterare e miscelare con quello nostrano per spacciarlo come Made in Italy, in barba anche alle forze dell’ordine.
 “Sotto il pressing durato anni di Coldiretti – ricorda il Direttore di Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio – è stata approvata legge “salva olio Made in italy”, un risultato straordinariamente importante, raggiunto nonostante le tante ‘insidie’ di quanti – italiani e pugliesi - intendevano, senza esserci riusciti, ostacolare il percorso di trasparenza e legalità che il comparto olivicolo-oleario aspettava da anni. Oggi abbiamo la possibilità di dare un’altra sterzata al problema in Parlamento - continua De Concilio - dove approvare uno specifico emendamento diretto a rispondere alle osservazioni dell’Unione Europea e a rendere operativa la norma ed il Decreto ministeriale pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18 ottobre 2007 che ha imposto in Italia l’obbligo di etichettatura dell’olio extra vergine di oliva, ripristinando tra l’altro il tappo antirabbocco a tutela del vero extravergine italiano anche nella ristorazione. Si tratta di strumenti di cui le forze dell’ordine possono avvalersi per rendere ancora più efficace la straordinaria opera di contrasto alla criminalità nel comparto olio. L’Italia ha dunque l’occasione di ricostruire una credibilità internazionale e di salvaguardare il mercato di una primaria realtà economica”. 
In Puglia, riferisce Coldiretti, nonostante il riconoscimento comunitario per 5 oli DOP (Denominazione d’Origine Protetta) al ‘Terra di Bari’, ‘Terra d’Otranto’, ‘Dauno’ e ‘Collina di Brindisi’ e ‘Terre Tarentine’ e una produzione pari a 11 milioni di quintali di olive ed oltre 2,2 milioni di quintali di olio, con un'incidenza della produzione olivicola regionale su quella nazionale pari al 36,6% e al 12% di quella mondiale, è proprio il comparto olivicolo-oleario ad essere maggiormente colpito dal fenomeno delle sofisticazioni. Nel corso dell’ultimo decennio le importazioni complessive di oli di oliva in Puglia sono cresciute più rapidamente delle esportazioni, confermando il sostanziale deterioramento della posizione competitiva della filiera pugliese sui mercati esteri. Le importazioni complessive di oli di oliva ammontano in media a circa 87.000 tonnellate, di contro le esportazioni si aggirano sulle 38.000 tonnellate. 
Gli oli stranieri vengono importati principalmente da Spagna, Grecia e Tunisia, acquistati a prezzi più bassi rispetto al prodotto regionale e utilizzati dagli imbottigliatori per l’ottenimento di blend con oli regionali. Il provvedimento introduce varie novità, tra cui l’estensione del reato di contraffazione di indicazioni geografiche a chi fornisce in etichetta informazioni non veritiere sull’origine, sanzioni aggiuntive come l’interdizione da attività pubblicitarie per spot ingannevoli, i rafforzamento dei metodi investigativi con le intercettazion, il diritto di accesso ai dati sulle importazioni aziendali, il riconoscimento di nuovi parametri e metodi di controllo qualitativo alla fissazione di sanzioni in caso di scorretta presentazione degli oli di oliva nei pubblici esercizi e l'etichetta del termine minimo di conservazione a 18 mesi dalla data di imbottigliamento.
G.D.

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