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Sedit, avanguardia e cattivi costumi



BARI - I file dei giornali chiusi dalle redazioni a tarda sera sono teletrasmessi qui, alla Sedit, nella zona industriale di Modugno. Una vecchia linotype (macchina di fine ‘800 per la composizione tipografica meccanica con il piombo fuso), come un anziano davanti a un cantiere, assiste ai lavori in corso di dispositivi sofisticati e all’avanguardia, che «fotografano» le pagine su lastre e le dettano ai rulli della Kba, una rotativa tedesca alta 35 metri. 
La Kba, poco dopo, dalla sua pancia sforna il prodotto finito, i giornali. Tra questi il Corsera, con al centro già il Corriere del Mezzogiorno, e la Gazzetta dello Sport, un’ora dopo già in viaggio per le edicole di Calabria, Molise, Campania e Puglia, che raggiungeranno entro le 4,30 del mattino. 
Ma questa è solo una parte delle produzioni Sedit, che ha ospitato la 13ma tappa del «Viaggio nell’Impresa. Sulle tracce delle eccellenze di Bari e Bat» intrapreso 2 anni fa da Confindustria provinciale alla riscoperta delle aziende virtuose del territorio. 
Sedit fondata nell’86, oggi conta 110 dipendenti e un fatturato annuo da 14,5 milioni di euro. È tra le imprese più competitive del comparto grafico-editoriale del Sud, tra le poche attive all’estero, grazie a un ciclo di lavorazione che va dai quotidiani ai periodici, dai prodotti per la grande distribuzione ai libri (pubblica volumi per editori italiani, come Laterza, Rcs, Bompiani, Fabbri e Lizard, e stranieri, quali Anova, Blackstaff, John Blake e, nel 2013, si è aggiudicata gare per prodotti editoriali della Ue). 
Con la pubblicazione de “La Gazzetta dell’Economia”, testata di informazione economica per le regioni di Puglia e Basilicata, in edicola da maggio 1996, ha avviato un’attività editoriale propria. La società oggi è impegnata anche come casa editrice del quotidiano gratuito “EPolis Bari”. Un’iniziativa di successo e decisamente in controtendenza in un mercato che risulta fortemente in contrazione come quello dell’editoria giornalistica cartacea, per quanto Sedit segua, forse anche in modo più grave, l'andazzo generale delle testate giornalistiche locali e nazionali, sempre meno attente ai diritti dei giornalisti, il più delle volte collaboratori esterni pagati tardi e male, al pari di povere badanti. 
«La carta stampata non morirà - dice Giacomo Gorjux, presidente e Ad di Sedit - il digitale non la sostituirà ma l’affiancherà. Per questo abbiamo puntato su diversificazione e innovazione. La Sedit, infatti, partecipa alla D-Share, con sede a Bari e Milano, specializzata in software per portare su tablet i prodotti editoriali (tra i clienti anche la Disney Italia). D-Share di recente, a Berlino, all’Expo Ifra europea (organizzazione editori quotidiani e media), ha presentato un software di sistema editoriale per la produzione di giornali quotidiani». 
«Secondo dati Censis 2012 – spiega Gorjux – il mercato dei quotidiani ha perso in Italia 2,3 punti percentuali, ma l’on line ne ha guadagnati 2,1: c’è solo uno spostamento della domanda. Fa più pensare il -6,5% del settore libri, compensato solo da un +1% degli e-book». «Anche agli editori conviene investire in innovazione, pur senza dimenticare la tradizione – dice Alessandro Laterza, Ad della casa editrice omonima e vicepresidente di Confindustria nazionale – Sono tenuti ad evolversi. Devono produrre più servizi e meno contenuto. E per sfruttare i vantaggi delle economie di scala conviene loro esternalizzare la stampa. Per questo ci siamo affidati a Sedit, azienda solida incardinata a Bari». «Restiamo qui mentre molti vanno in Cina – precisa Gorjux – nonostante gli svantaggi competitivi, al Sud legati soprattutto a infrastrutture e burocrazia».
Giuseppe Daponte

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