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«Mangiar bene per vivere meglio» vale anche per i pesci



La regola «mangiar bene per vivere meglio» vale anche per i pesci. E per chi li alleva e consuma. È questa la stella polare del progetto «Vis maris», ormai in dirittura d'arrivo, cofinanziato da Ue e Regione Puglia, realizzato da Farmalabor (azienda canosina leader in Europa nella distribuzione di materie prime a uso farmaceutico, cosmetico e alimentare) e Università di Bari (Facoltà di Medicina, Acquacoltura e Agraria) e Milano (Farmacia). 
Il progetto valorizza le proprietà di un vitigno autoctono, l'uva di troia ad acino piccolo, varietà abbandonata dagli agricoltori per la scarsa resa, in quanto ricca di buccia e semi, e povera di polpa. Invece, proprio nella buccia dei semi, ha la risorsa più preziosa, forti antiossidanti, sostanze naturali che il progetto usa per arricchire i mangimi per pesci. Grazie a questo fitocomplesso, infatti, i pesci allevati, spesso stressati e con difese immunitarie basse, morirebbero meno, sarebbero più sani e prenderebbero meno antibiotici. Il tutto a vantaggio di consumatori finali e itticoltori, la cui attività, sostenibile, può salvare un Mediterraneo sempre più povero di pesce, martoriato dalla pesca selvaggia. 
Il Fesr 2007-2013 («Aiuti ai Partenariati regionali per l’Innovazione») ha contribuito a Vis Maris con 976 mila euro. «Il bando della Regione è molto valido – dice Sergio Fontana, direttore generale di Farmalabor – Parte dalle esigenze delle aziende e sostiene le università che trasferiscono loro conoscenza per realizzare prodotti competitivi. Paga sia i ricercatori universitari che quelli aziendali. Anche grazie a questo contributo abbiamo assunto 5 giovani ricercatori». Per Fontana, d'altra parte, il vero punto di forza dell’azienda (7,5 milioni il fatturato nel 2012, 8,7 quello previsto nel 2013) sono le professionalità («tra gli 80 dipendenti un'ampia parte è brillantemente laureata») e le sinergie con le università. Il progetto si conclude a gennaio prossimo. Ma ha già destato vari interessi. L'università di veterinara di Oslo pensa di sfruttarlo nell'allevamento dei salmoni. Mentre una multinazionale francese ha siglato con Farmalabor un accordo per commercializzare nel mondo il prodotto dal primo trimestre 2014. «Non lo venderemo direttamente noi perché la itticoltura, come la cosmetica, non è il nostro core business. Lo commercializzeremo noi , invece, il prodotto che nascerà dal futuro progetto di un integratore alimentare per l'uomo con gli stessi principi attivi».
Giuseppe Daponte

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