Castel del Monte: residenza imperiale per la cura del corpo e dello spirito
Bari, 1 ottobre 2012 –
Simbolo della Puglia dal XIII° secolo, Castel del Monte ha da sempre
polarizzato le attenzioni degli studiosi di tutto il mondo. Esso è, come dice
l’UNESCO, un capolavoro unico dell'architettura medievale, che riflette
l'umanesimo del suo fondatore: Federico II di Svevia.
La sua forma fortemente
geometrica e unica rispetto ad altri edifici medioevali, l’articolazione su due
livelli, la collocazione geografica, ha prodotto almeno 500 ricerche in tutto
il mondo, nessuna delle quali però è riuscita a svelare e a convincere fino in
fondo i perché di quel castello così “diverso”. La scarna documentazione
storica a disposizione ha dettato ipotesi e non certezze. Due ricercatori della
Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari, Giuseppe Fallacara e Ubaldo
Occhinegro, aprono finalmente uno squarcio di verità e sostengono una tesi
davvero credibile. Una congiunta ricerca, recentemente pubblicata, spiega le
ragioni di quel progetto voluto fortemente e fatto realizzare dall’imperatore.
I loro studi si
sviluppano all'interno del Dottorato di ricerca in "progettazione
architettonica per i Paesi del mediterraneo" della Facoltà di Architettura
a partire dal 2009. E dopo tre anni, nello scorso giugno 2012, approdano ad una
conclusione. Attraverso la lettura, le misure e le osservazioni di quel libro
di pietra, così come si presenta oggi, ricostruiscono a ritroso, superando i
mascheramenti dei diversi interventi di restauro (1879, 1928, 1975-81) e
approdano al progetto iniziale, per stabilirne il fine.
"Castel del Monte – dicono - fu edificato
nell'ambito del potenziamento di tutte le strutture fortificate dell'Italia meridionale.
Accanto a queste, Federico II, pensò alla costruzione di un tempio, il più
magnifico di tutti gli edifici da lui visti ed ammirati, da Palermo a Roma, da
Beirut a Gerusalemme. Un tempio per lo spirito, per la cura del corpo e per il
culto della bellezza, alla ricerca dell'immortalità che gli spettava di
diritto, quale imperatore di tutti gli uomini, eletto direttamente da Dio e lo
fa realizzare, secondo tecniche orientali, legate agli Hammam arabi, veri
centri di cura del corpo, di origine romana, che si avvalgono dell’uso di
vapore, acqua corrente e variazioni di temperatura degli ambienti.”
Fallacara e Occhinegro
realizzano una ricostruzione del castello attraverso le immagini, così come
doveva apparire al visitatore del 1240. Segnano il percorso funzionale dall’ingresso,
spiegano le ragioni degli spazi su entrambi i due livelli, apparentemente
uguali. Il maniero, nell’insieme, appare concepito e realizzato come una
macchina di ingegneria idraulica, in grado di soddisfare le necessità, forte di
5 cisterne pensili, di cui 2 a piano terra, 5 grandi camini e le relative
superfici interne ed esterne, progettate per raccogliere e veicolare le acque meteoriche.
Numerosi i dettagli, i singoli elementi che, come tessere di un puzzle, trovano
la giusta collocazione, e, come d’incanto, aprono una ad una le porte di una
tesi finora inedita e credibile.
Comunicato Politecnico di Bari
Comunicato Politecnico di Bari
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