Translate

Pediatria, nasce a Bari il più grande polo del Sud


Ad agosto i primi due trasferimenti dal Policlinico Sarà costituito all’ospedale Giovanni XXIII 

 BARI - All’ospedale Giovanni XXIII di Bari un polo pediatrico di eccellenza, il più grande al Sud con quello di Napoli, per potenziare e integrare l’assistenza sanitaria pediatrica esistente, di emergenza e di terapia intensiva, rafforzare le attività di ricerca e formazione, e ridurre il flusso di ricoveri fuori dalla Puglia. È questo l’obiettivo di un progetto, in cantiere da tre-quattro anni, promosso dal Policlinico, d’intesa con l’Università di Bari e la Regione. Ad agosto il primo passo per realizzarlo, il trasferimento dal Policlinico al Giovanni XXIII della Clinica pediatrica a direzione universitaria "Bruno Trambusti" e della Chirurgia pediatrica universitaria. 
Vitangelo Dattoli, direttore generale del Policlinico, ha auspicato nei mesi successivi anche l’attivazione entro dicembre-gennaio della risonanza magnetica pediatrica e il potenziamento della terapia intensiva; e nel 2013 nuovi trasferimenti di reparti, tra cui la neuropsichiatria. L’ospedale di via Amendola ospiterà presto anche l’unico Pronto soccorso pediatrico di riferimento per l’area metropolitana. Darà manforte così al Pronto soccorso del Policlinico, che pure resterà come presidio per qualsiasi emergenza. «Non è un semplice assemblaggio - dice Dattoli - Con Regione e Università intendiamo creare un ospedale all’avanguardia, che razionalizzi i costi, dia al polo l’attrattiva che merita verso l’utenza regionale e interregionale, e migliori la qualità di assistenza, didattica e ricerca. L’accorpamento potrà avere ricadute positive anche per studenti della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università e specializzandi in Pediatria, che approfondiranno più patologie e cure». 
Sono interessati dal trasferimento dal «Trambusti» una decina di medici e una trentina di specializzandi. Numeri più contenuti interessano la chirurgia pediatrica universitaria. «Alcuni colleghi - rileva Dattoli - un terzo circa, si sono opposti al cambiamento. Ma le loro lamentele non meritano attenzione. Riguardano motivi personali e non tecnici. Cerchiamo il consenso più largo possibile. Ma è la domanda di assistenza che deve creare l’offerta, non il contrario». Non sono mancate le resistenze anche nell’Università: «Ma non ci hanno fermato - dice il rettore Corrado Petrocelli - L’assistenza deve attingere sempre più da formazione e ricerca. Non a caso dove c’è più formazione si abbattono anche le spese sanitarie». «La Fondazione "Federico Vecchio" - riferisce il suo presidente Luciano Cavallo - raccoglie fondi per migliorare l’offerta sanitaria, in alcuni casi carente. Per raggiungere l’eccellenza, infatti, non basta l’indispensabile, il sostegno pubblico, serve anche il contributo dei privati, così da ridurre pure la mobilità passiva ed evitare alle famiglie pugliesi esodi costosi». «Negli ultimi tre anni - conclude Francesco Bux, direttore generale dell’Ares Puglia - si sono contate per i bambini circa 110 mila prestazioni annue, di cui 9.000, circa il 7%, fuori regione. Tra queste, però, circa il 35% erano inappropriate, non necessitavano cioè di ricovero ospedaliero, bensì di un semplice servizio ambulatoriale».
Giuseppe Daponte

06 luglio 2012
da Corriere del Mezzogiorno

Commenti

Post più popolari

il Tacco di Bacco - i prossimi eventi in Puglia

Contattaci

Nome

Email *

Messaggio *