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«Marta sui Tubi»: live in Bari

Al New Demodè le atmosfere dark ed "esistenzialiste" della band siciliana

di Fabrizio Sereno- sereno@apfg.it

Non si sa se Marta, la ragazza che, col suo libertinaggio, ha ispirato il nome del gruppo, sia contenta di aver riscosso negli anni notorietà e successo. Certo è che contentissimo è stato il pubblico del “New Demodè” di Modugno (Bari), alla fine del concerto dei “Marta sui Tubi”.
Sabato 19 dicembre sonorità fuse tra il grunge, il rock, il noise e il metal, più entusiasmo da vendere, sono andati di scena nella sala principale della discoteca barese. L’apertura della serata è dei Gramynia, band tranese che evoca gli Afterhours, nonostante le melodie a tratti un po’ troppo “leggere”. Il gruppo pugliese scalda comunque il pubblico a dovere prima dell’acclamato ingresso dei Marta sui Tubi. Da questo momento in poi, sul palco, si susseguono, tutte d’un fiato, due ore abbondanti di musica ad alto valore tecnico ed emotivo impreziosite da momenti teatrali e siparietti comici.
L’origine sicula dei Marta sui Tubi si fa sentire: per il contatto che da subito riescono a creare con gli spettatori e per la generosità con cui suonano durante tutto il concerto. Giovanni Gulino (voce), Carmelo Pipitone (chitarra e voce) e company spaziano attraverso i tre album pubblicati dal 2003 al 2008 riproponendo tutti i migliori singoli della loro finora breve eppure molto significativa carriera. “Post”, “Sei dicembre”, l’acclamata “Vecchi difetti”, “Cenere”, “L’abbandono” (su cui si illuminano gli accendini degli spettatori), “Cinestetica”, “La spesa”, “Sushi e Coca”, sono tra i brani in scaletta. Esilarante lo sketch in perfetto accento milanese interpretato da Gulino con l’accompagnamento della virtuosa chitarra di Pipitone in occasione di “Sushi e Coca”, in cui il cantante mima l’approccio di un gagà un po’ ubriaco e per niente istruito sul congiuntivo che finisce inevitabilmente per ricevere il “due di picche” dalla “preda” puntata.
La musica dei Marta sui Tubi è musica d’autore, riflessione esistenziale sulla modernità e scanzonata denuncia sociale che creano un caleidoscopio di emozioni nel pubblico ipnotizzato dalle magie di questo gruppo eclettico. Un ultimo apprezzamento va speso per i tecnicismi musicali di Gulino e Pipitone, il nucleo originario della formazione. Gulino, infatti, usa la voce, oltre che da ottimo cantante, anche da formidabile rumorista, riuscendo a sostenere, con un mix di lirica e ritmica, una propensione metal che a tratti emerge, come in “L’unica cosa”, brano che ricorda vagamente le sonorità dei System of a Down. Ma tale propensione è indubbiamente forgiata dalla chitarra di Pipitone, il quale funge anche da bassista, e tanto basta. Inutile dire che in una composizione musicale di questa complessità, fondamentali risultano la batteria di Ivan Paolini, la tastiera di Paolo Pischedda e l’incatevole violoncello di Mattia Boschi. Non ci stupisce quindi come i Marta sui Tubi, dopo aver conquistato, negli anni di gavetta, tutti i locali della scena underground bolognese, siano oramai un caposaldo della scena underground nazionale.

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