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Vertigini di vecchia identità


Responsabilità per quanto si scrive anche nei blog e diritto di rettifica non sembrano un bavaglio alla libera espressione. Eppure mi puzza di marcio la postilla che li prevede, preoccupandosi generosamente della democrazia in rete, nel Ddl Alfano (cloroformizzato per qualche mese in attesa di tempi migliori) .

Come è noto fino all'assuefazione, in Italia la tv pubblica è facilmente condizionabile dal Berlusconi presidente del Consiglio. La polpa della tv privata è di proprietà di Berlusconi imprenditore - le emittenti locali sono trascurabili e in crisi profonda perchè a corto (private) di ossigeno (pubblicità)-.
Tale situazione, congelata (e mai messa in discussione) 20 anni fa dalla legge Mammì voluta da Craxi (nonostante le sentenze, ad esempio, quella della Corte di Giustizia europea), condanna da tempo gli italiani a pagare ricche sanzioni per l'anomalia Retequattro, che pure continua imperterrita a generare profitti privati e crediti politici.
E' un dato di fatto anche che a Mediaset, come al Giornale, puoi chiamarti Mentana o addirittura Montanelli, ma se vuoi uscire dal coro prima o poi devi togliere il disturbo.
La Rai è guidata da una dirigenza specchio della maggioranza parlamentare che sostiene il presidente del Consiglio. Ma anche le cariche che dovrebbero essere di nomina dell'opposizione sono state vagliate dalla maggioranza, basti ricordare il siparietto che ha portato Zavoli alla presidenza della Vigilanza Rai dopo la bocciatura di Orlando (Idv) da parte della maggioranza (e forse anche del Bruto PD). In Rai ci sono voci critiche? ancora sì. Ma sono ormai poche sacche di resistenza, che devono fare sempre più i conti con una dirigenza faziosa e ossequiosa. Con il monito, anche qui, che puoi chiamarti Santoro e Biagi e finire ugualmente disoccupato.
I "giornali comunisti"? come tutti gli altri giornali sono in crisi, più di altri perchè non possono contare sul sostegno dell'uomo e dell'editore che gli italiani hanno reso il più ricco e potente d'Italia prima che fosse giudicato innocente dalla Giustizia (e molte sentenze non arriveranno mai più per le tante prescrizioni sopraggiunte). Oltre che editore, elargitore, con Publitalia, in regime di quasi monopolio, della pubblicità per tv e giornali, dei quali è la fonte economica numero uno (2/3 degli introiti). Situazione anche questa fotografata dall'ex ministro fedele Gasparri.

Si aggiunga la commistione tra economia e politica, atavica in Italia ma peggiorata dalla crisi. Il caso Alitalia è emblematico, di come un gruppo di "imprenditori" si sia inventato aviatore per assecondare un progetto antieconomico (la più orribile e iniqua tassa che gli italiani abbiano mai pagato), di valore essenzialmente elettoralistico e populistico, forse con la prospettiva di una riconoscenza futura del Governo.

Le aziende legate a doppio filo con il governo dovranno pensarci due volte prima di non seguire gli insistiti suggerimenti del premier, quando sollecita di negare la pubblicità alla stampa "pessimista" (si legga pure "ancora critica verso il potere" o anche solo "stampa", perchè tale è solo se è critica). E queste sollecitazioni accanto agli effetti già deleteri della crisi internazionale stanno mettendo a dura prova il giornalismo per cui vale la pena di lottare.
Per completare il quadro raccomando la lettura di questo interessante articolo dell'Espresso.

Di fronte a questo enorme problema che si chiama conflitto di interessi, mai disciplinato, ci si preoccupa del diritto di rettifica sulla rete e sui blog, che pure, per la facilità di consultazione e creazione, non necessiterebbero di norme simili. Il tutto in un decreto Alfano raccapricciante, che preclude le intercettazioni alla magistratura e imbavaglia la stampa sulle indagini che ne scaturiscono, prendendo a pretesto abusi che pur ci sono stati ma che sarebbe bastato sopprimere con le leggi già vigenti e semmai non applicate. Perchè? Per colpa della magistratura o di chi (non) la finanzia e scrive le regole con cui (non) funziona?
Per questo aderisco allo sciopero. Quella postilla del ddl Alfano non è che la ciliegina sulla torta di una legge orribile e di un regresso del nostro Paese ormai difficile da scongiurare. Forse andranno avanti Paesi più giovani, più pronti al cambiamento, come gli Usa, che dopo aver toccato il fondo ora stanno provando il miracolo della risalita, mentre l'Italia si attorciglia negli stessi problemi da 60 anni a questa parte, o forse dall'Unità.
Sarebbe la giusta contropartita per un Paese che dimentica immediatamente e non sa progettare il proprio futuro. E che riesce a preoccuparsi di disciplinare la democrazia sul web (forse per far tacere quelli come Grillo o Travaglio?), di imbrigliare internet, dove si annidano, nei regimi iraniano e cinese, le ultime opposizioni. Dev'essere, la nostra, una vertigine di nuova identità. Che sarebbe poi una riedizione della vecchia, del ventennio fascista.

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