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LA STORIA DI ADAMA, LIBERO GRAZIE A UN FILM

Uno spaccato dell’Africa, il continente forse più misconosciuto dagli occidentali

È una bella storia di libertà la vita di Adama, ragazzo del Burkina Faso (ex colonia francese a 600 km dal Golfo di Guinea) liberatosi da un padre dispotico, dalla povertà e dal lavoro nelle miniere d’oro. Ma è anche uno spaccato significativo dell’Africa, il continente forse più misconosciuto dagli occidentali. E questa storia non poteva cadere nell’oblio. Oggi c’è un libro che la racconta, “Se entri nel cerchio sei libero”, pubblicato da Rizzoli e scritto da Antonella Ossorio con lo stesso Adama.

Il volume ripercorre l’infanzia di Adama, il desiderio di studiare, la borsa di studio vinta. Poi la morte della madre e la stroncatura di suo padre (“ricco, avido e donnaiolo”), convito che studiare non serva a nulla e che valga di più andare in miniera. E Adama ci va per tre anni, in età ancora scolastica. È un lavoro pesante e rischia spesso la vita. E con lui anche tanti altri ragazzini senza diritti dai 5 anni in su.

Il suo destino però non sarà come quello della maggioranza dei ragazzi africani. La sua è una vita fortunata. Il deus ex machina è una troupe televisiva milanese, in Burkina Faso per girare un cortometraggio-documentario sul lavoro minorile (“Daouda e la miniera d’oro” di Annamaria Gallone). Adama ne diventa protagonista. Sarà la grande occasione, il “cerchio” per la libertà.
Il film lo richiamerà in Italia, a Ostuni, in un centro estivo, uno dei tanti dell’associazione San Vito in rete. Lo invitano alla presentazione del cortometraggio per la “Settimana dei bambini del Mediterraneo”. Qui conoscerà il gestore dell’associazione, che presto lo adotterà. Grazie alla nuova famiglia riprende a studiare. Da sette anni vive a San Vito dei Normanni (Br). Oggi è iscritto all’Università.
Purtroppo l’Occidente non si esaurisce in questa generosità. È responsabile, quanto meno, di omissione per l’instabilità delle democrazie africane. In Burkina Faso, racconta Adama, c’è stato un capo di Governo, Thomas Sankara (un “Che Guevara” africano) che ha spinto gli altri Paesi africani ad emanciparsi dall’Occidente, a liberarsi dal giogo del debito, tutti insieme, perché insieme si fa la forza. Ma è stato assassinato nell’87. Da allora nel paese c’è una “democrazia” fin troppo stabile, con elezioni che premiano sempre lo stesso leader con percentuali plebiscitarie. I diritti sono ancora calpestati. E andare a scuola, dice Adama, ha un costo, circa 35 euro al mese. Sarà per questo che i ragazzi qui amano andarci, a differenza dei coetanei occidentali.
Ma nel libro c’è anche l’Africa che non ti aspetti. Quella “informata più degli occidentali – dice Adama -. I mezzi sono scarsi. Il media più importante è la radio, il più economico ma anche quello più in linea con una tradizione di cultura orale. Eppure, paradossalmente, in Africa c’è un’informazione completa sul mondo, libera dall’autoreferenzialità della politica, dal corpo mercificato delle veline e dal gossip dei nostri giornali”.“È forse la povertà – aggiunge– la forza che unisce gli africani. La nostra amicizia resta solida nonostante la distanza e il tempo che ci separa. Non posso dire lo stesso dell’amicizia in Italia”.

Il “cerchio” si chiude con una speranza. Il sogno (ormai quasi realtà) di Adama è un Centro nel Paese d’origine per 200 ragazzi disagiati, con scuole, botteghe per imparare nuovi mestieri, alloggi e mense per garantire loro almeno un pasto al giorno. Sarà costruito su 4 ettari già acquistati con i fondi devoluti ai Centri estivi pugliesi. Servirà a dare una chance anche ad altri meno fortunati.

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