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Changeling

Un film di Clint Eastwood. Con Angelina Jolie, John Malkovich, Jeffrey Donovan, Colm Feore, Jason Butler Harner, Amy Ryan, Michael Kelly, Devon Gearhart, Kelly Lynn Warren, Gattlin Griffith, Michelle Martin, Frank Wood, Devon Conti, J.P. Bumstead, Debra Christofferson, Russell Edge, Peter Gerety, Pamela Dunlap. Genere Drammatico, colore 140 minuti. - Produzione USA 2008. - Distribuzione Universal Pictures

Si fa fatica a crederlo, tanto parossistici sono certi sviluppi, ma è così: la trama di Changeling non è il frutto della creatività di un buon sceneggiatore di Hollywood ma è una storia vera, riportata alla luce dallo sceneggiatore J. Michael Straczynski su segnalazione di un amico. Questi lo ha informato dell'esistenza di numerose carte processuali di cause tenutesi negli anni Venti a Los Angeles che stavano per andare al macero. Una, in particolare, non poteva andare distrutta, doveva diventare un film di Clint Eastwood, una pellicola da non perdere, quasi perfetta, meno asicutta rispetto ad altre della sua filmografia, meno avvolgente forse di uno dei suoi film più riusciti, The Million dollar baby, ma a suo modo memorabile. Ultima gemma nel palmares di uno degli ultimi veri grandi registi.
Bella questa recensione di Roberto Escobar sul Sole-24 Ore (23 Novembre 2008):
"Speranza: su questa parola si chiude Changeling (Usa, 2008, 141'). Per quasi due ore e mezza Clint Eastwood e lo sceneggiatore J. Michael Straczynski raccontano la «storia vera» – così si legge nei titoli di testa –del rapimento del piccolo Walter Collins (Gattlin Griffith), avvenuto a Los Angeles nel marzo del 1928. E non ce ne sono molte di ragioni, per aver fiducia in quel che accade attorno a Christine (Angelina Jolie), la madre di Walter. Eppure, quando il film finisce – siamo ormai nel 1935 – la donna sorride, e pronuncia quella parola inattesa: speranza.
A 78 anni, Eastwood ha alle spalle una lunga carriera d'attore, iniziata nel 1955 e profondamente segnata dal lavoro con Sergio Leone e con Don Siegel, i suoi maestri. Poi, nel 1971, passa (anche) dietro la macchina da presa. Per anni, d'altra parte, pesa sul suo cinema un pregiudizio legato soprattutto a quel Dirty Harry che in Italia è conosciuto come Ispettore Callaghan, "nato" proprio nel 1971 con un bel film di Siegel (Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo). Sembrava ad alcuni, dunque, che personaggio e regista coincidessero, e che fossero entrambi "maneschi". Inutilmente, film dopo film, Eastwood dava prova di un mestiere sempre più raffinato, e anche di averla, una sua poetica nient'affatto muscolare. Non serve a convincere i suoi critici ostinati che nel 1992 giri Gli spietati, grande western colmo di tristezza e di orrore per la violenza che percorre la società e l'immaginario degli Usa. Neppure serve che, l'anno dopo, con Un mondo perfetto, la tenerezza e l'amore per la vita vincano sulla violenza e sulla passione per la morte. Occorre dunque aspettare fino a I ponti di Madison County (1995) perché lo stereotipo del "macho" si incrini davvero. E poi, da Mystic River (2003) e Million Dollar Baby (2004) a Flags of our Fathers e Lettere da Iwo Jima (entrambi del 2006), quel pregiudizio sembra confutato una volta per sempre.
Soprattutto, sembra confermato quello che i suoi estimatori da tempo vanno sostenendo: Eastwood è un grande narratore per immagini, e i suoi film hanno la potenza quieta e immediata del cinema classico. Così è, appunto, Changeling: potente, quieto, immediato. Lo è anche perché tiene le emozioni ben dentro la pulizia di un racconto che mai cede alla tentazione dell'effetto drammatico. Non è urlato il dolore di Christine, e non sono urlati gli orrori scoperti dall'agente Lester Ybarra (Michael Kelly) nella fattoria di Gordon Northcott (Jason Butler Harner, bravissimo a tenere il suo personaggio in bilico tra follia e perfidia). Ma non per questo li si soffre meno, in platea. Al contrario, le emozioni traggono forza dal contrasto con la compostezza e la semplicità della narrazione, quasi che proprio la sua "trasparenza" le rendesse più nostre. Dietro questa trasparenza, ancora, si intravede e si sente un punto di vista morale e umano netto, appassionato. In un certo senso, lo sguardo di Christine potrebbe essere quello stesso di Eastwood. Potrebbe essere sua la tenacia con cui la donna si oppone al capitano J.J. Jones (Jeffrey Donovan), e alla sua decisione di "restituirle" non suo figlio, ma una sorta di sosia, ritrovato per caso in un bar perduto da qualche parte in California. E potrebbe essere ancora suo il coraggio di Christine di fronte alla prepotenza e alla persecuzione con cui Jones tenta di fiaccarne la resistenza.
La Los Angeles di Changeling è come quella di L. A.Confidential (1997). Come nel bel film di Curtis Hanson, la città è controllata e dominata da una polizia corrotta e criminale, alleata con la politica. In un certo senso, a parte il reverendo Gustav Briegleb (John Malkovich) e la sua radio, quella di Christine è la sola voce dissonante, la sola che –nel tentativo di riavere suo figlio – si opponga alla prepotenza diventata potere. Questo probabilmente affascina Eastwood, nella storia vera di 80 anni fa: questa solitudine che diventa eroica.
Nel suo scontro con la polizia – verrebbe da dire, con l'istituzione che si fa padrona degli individui –, la donna somiglia al Frank Morris che lo stesso Eastwood interpretò in Fuga da Alcatraz (Siegel, 1979). Entrambi sono eroi dell'individualità, in questo profondamente americani. Christine, appunto, è tanto americana da essere per Eastwood una sorta di risarcimento, dopo Flags of our Fathers e la sua distruzione impietosa del mito e anzi proprio della menzogna costruita attorno alla bandiera issata a Iwo Jima. Ed è questo, forse, il senso della speranza su cui si chiude Changeling: nonostante il potere, nonostante la sua prepotenza, il futuro può ancora essere di Christine Collins, e del suo coraggio".

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