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Pa-ra-da


Marco Pontecorvo, figlio di Gillo, regista della Battaglia di Algeri (film del '66, anno di nascita di Marco), ha ereditato dal padre il respiro internazionale e la sensibilità verso le crepe dei sistemi sociali.
Per ambientare la sua opera prima, sceglie Bucarest. Racconta la storia (vera) del clown francese di origine algerina Miloud Oukili, che decide di partire dopo la caduta del Muro, attirato dai sismi della Storia oltre cortina.
Miloud decide di raggiungere, nel ‘92, la Romania, dove è appena crollato il regime di Ceausescu. Cerca di togliere dalla strada gli orfani, ridotti a homeless da una società abbruttita da povertà, da un regime corrotto e dall'individulismo ben presto importato dall'Occidente.
Va a vivere con centinaia di ragazzini tra i 3 e i 16 anni, fuggiti dagli orfanotrofi e in lotta per la vita in condizioni disumane. Abbandonati a se stessi, i "boskettari", così li definiscono in Romania, sono trattati come microcriminali e sfruttati sessualmente. A questa violenza non riescono a sottrarsi. Drogarsi sniffando vernice è la loro unica reazione. Miloud va a vivere con loro per superarne le diffidenze. E infatti così riesce progressivamente a conquistarne la fiducia e a realizzare il proprio sogno: trasformarli in artisti di strada. Prima però deve fare i conti con mille ostacoli frapposti da "buoni" e "cattivi", con e senza divise. Deve superare l'accusa infamante di abusi sessuali e l'eccesso di prudenza o il poco coraggio delle organizzazioni umanitarie. Alla fine il suo metodo farà scuola. Oggi, ad ogni latitudine, sono nati appartamenti sociali, centri diurni, progetti artistici stabili, figli di un movimento e di una fondazione internazionale e multietnica, ispirata proprio da Miloud.
Il protagonista è interpretato dall’attore francese Jalil Lespert. I bambini romeni sono nei panni di se stessi, tra questi Cristian Valeanu e Cristina Nita. Nessuno professionista. Tutti convincenti.
La fotografia è plumbea (di Vincenzo Carpinota) come la trama, che, man mano, si sviluppa come i colori e le luci spente di una nazione alla deriva.
Lo stile è quello di un documentario, grazie a una duttile 16mm che insegue la spontaneità dei visi degli interpreti e i meandri bui della città e delle sue fogne fisiche, oltre che morali. Un film vero e commovente. Una storia che doveva essere raccontata.

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