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Vicky Cristina Barcelona


di Woody Allen. Con Scarlett Johansson, Penelope Cruz, Javier Bardem, Rebecca Hall, Patricia Clarkson, Kevin Dunn, Chris Messina, Julio Perillán, Manel Barceló, Josep Maria Domènech. Genere Commedia, Produzione USA, Spagna 2008.


Parafrasando Isaac, il protagonista di Manhattan, riteniamo che, tra le cose per cui valga la pena vivere, ci sia sicuramente Woody Allen.
Siamo stati dalla sua parte da "Prendi i soldi e scappa" in poi (passando anche dalle forche caudine dei "sofferti" tributi di Allen a Fellini con Sturdust memories e a Bergman con Settembre, Un'altra donna o Interiors), così come anche negli ultimi tempi, della discussa trilogia londinese (Match point-Scoop-Sogni e delitti). Lo abbiamo difeso per film geniali erroneamente considerati minori (Melinda Melinda, Anything else, La maledizione dello scorpione di giada). E poi lo abbiamo amato per Manhattan, Io ed Annie, Zelig, Radio Days ecc.
Per questo siamo a disagio nel raccontare un flop inaspettato. Istintivamente, viene da sperare che Vicky Cristina Barcelona non sia un film di Woody Allen, ma di un suo allievo superficiale, limitatosi a estrapolare elementi della sua poetica senza riuscire ad amalgamarli.

Non basta la bellezza degli attori protagonisti a fare un bel film, né quella splendida della nostra città preferita, Barcellona, ridotta a cartolina della Pro Loco. Non basta nemmeno la ripresa di dilemmi di gran presa (istinto-regole, sesso-amore, sesso a due-sesso a tre, trasgressione-matrimonio ecc.), ampiamente spolpati dalla letteratura e dal cinema (molto anche alleniano), oltre che dalle chiacchiere da bar a livelli più prosaici. Il difficile (e bello) del cinema è che non basta combinare tanti elementi eccellenti per fare un film eccellente.

Occorre una profondità registica, un'intelligenza, un'esperienza filmica che faccia scattare l'alchimia, dica il non detto, catturi l'attenzione e susciti le emozioni degli spettatori. Tutto questo non c'è in Vicky Cristina Barcelona. C'è solo un coacervo di stereotipi e ripetizioni, in cui si muove un terzetto sentimentalmente confuso, l'americana che vuole liberare gli istinti (Scarlett Johansson), l'altra che vorrebbe anche lei ma è frenata da radicati moralismi (Rebecca Hall) e un maschio scanzonato (Javier Bardem) ancora innamorato della sua ex (Penelope Cruz). Sullo sfondo, un'ambientazione inutile quanto bella (per merito di Gaudì e a beneficio di chi ancora non abbia visitato le tappe più turistiche del capoluogo catalano) .

Allen è avaro anche della sua ironia, delle sue battute memorabili, soffocate in una superficialità imbarazzante, a tratti irritante (anche nei toni di voce e negli atteggiamenti snob dei personaggi e della fastidiosa e pervasiva voce fuori campo). Visto il materiale, lo spettatore si aspetterebbe almeno un po' di sesso, ma come consuetudine, Allen non concede nulla neanche su questo versante e semmai riesce a disperdere la sensualità di cui era portatore il cast. Non resta che aspettare il prossimo (vero) film di Woody.

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