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SOGNI E DELITTI


Woody Allen da thriller

Ancora omicidi. Malgrado ciò, Woody Allen, giunto al suo film numero 38, non interrompe la sperimentazione. Film dopo film, il regista newyorkese cresce come narratore per immagini e si libera anche dall’egocentrismo di un tempo. E la critica, negli ultimi anni spesso ostile e nostalgica della sua precedente filmografia, fa fatica a seguirne e incasellarne i percorsi.

In «Misterioso omicidio a Manhattan» si puntava ancora sul comico. In Sogni e delitti («Cassandra's dream», Il sogno di Cassandra) non si sorride e l’attore Allen sparisce dalla scena. In «Crimini e misfatti» e, di recente, in «Match Point» i colpevoli restavano impuniti. In Sogni e delitti sembra rieccheggiare Dostoevskij e il delitto è portato alle estreme conseguenze.

Il film mostra una cifra noir mai raggiunta prima dal regista. Siamo immersi in una Londra periferica e cupa (come in «Scoop» e in «Match point») cui la fotografia di Vilmos Zsingmond, per la seconda volta con Allen dopo «Melinda e Melinda», aggiunge climi angoscianti, amplificati dalle musiche di Philip Glass.
Non ci sono battute fulminanti, né sorrisi. Prevale «una visione pessimistica dell'esistenza» perché ormai, per Allen, «la vita è caos e tragedia». Assecondano abbastanza bene questi nuovi stati d'animo gli attori Ewan McGregor e Colin Farrell.

In questo giallo psicologico non conta chi è l'assassino. Lo conosciamo come e più della vittima.
Non conta il canovaccio, né tanto i rimorsi, i risentimenti e i sensi di colpa. A questo Allen brechtiano interessa sperimentare, fare uno studio astratto sul pubblico e sulla sua capacità di identificarsi, farsi prendere, reagire e parteggiare. Così ora si tifa per la ribellione dei protagonisti alla condizione di eterna subalternità. Ora ci si inquieta per la messa in discussione di certi valori (i sacrifici, la correttezza, l'ideologia del lavoro, l'onestà , il rispetto degli altri e della proprietà). Ora ci si sorprende a cercare una via d’uscita nel labirinto in cui si sono cacciati i due Teseo.

La tensione è suscitata nello spettatore da questo gioco di specchi in cui è direttamente coinvolto. La suspense è generata dall’esplorazione del sottile confine tra innocenza e colpa: un’operazione che sembra raccogliere il testimone del maestro del brivido Alfred Hitchcock, cresciuto, guarda caso, proprio nelle atmosfere e nebbie londinesi.

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