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LA MURGIA DEI TRULLI


L'ondulato territorio delle Murge meridionali, digradante verso l'Adriatico ed il golfo di Taranto, è punteggiato dalle "masserie", grandi tenute agricole di cui è un esempio la Masseria dell'800, ma anche da tipiche costruzioni bianche, i "Trulli" . Questi, a pianta circolare, sono costruiti con solidi muri di conci a secco, con copertura conica ottenuta da sovrapposizioni di anelli concentrici di pietre, chiuse da un monolite decorativo.

Dipinti di bianco per respingere i raggi e il calore solare, venivano costruiti utilizzando le pietre irregolari di cui bisognava liberare i campi per favorire l'agricoltura. La costruzione a secco si rendeva necessaria in quanto l'edificio non avrebbe dovuto essere considerato una vera e propria casa, altrimenti, sarebbe stata soggetta alle forti tassazioni dei feudatari locali. Poteva, così, in concomitanza con le visite degli esattori, essere "facilmente" smontato e ricostruito una volta passata l'emergenza. Originariamente ad un solo vano, furono nel tempo riuniti a gruppi per meglio rispondere alle diverse necessità delle famiglie e, ancor oggi, con il loro candore, punteggiano gli oliveti ed i vigneti dell'entroterra.


Alberobello, la capitale dei trulli, è stata dichiarata dall'UNESCO "patrimonio mondiale dell'umanità". Si dice che la località sia stata fondata in "silva arboris belli (foresta di querce)" nel quattrocento dai Conti di Conversano. Ma solo nel seicento comincia a svilupparsi grazie al Conte Gian Girolamo II Acquaviva, che vi costruì una villa, un forno, un mulino ed una taverna. Per suo volere gli abitanti furono obbligati a costruire solo abitazioni con muri a secco, di facile demolizione. Solo nel 1797 poterono iniziare ad usare la malta. In quell'anno, Ferdinando IV la proclamò città regia e quindi decaddero i balzelli feudali che ne avevano condizionato la vita.

Ad Alberobello i quartieri monumentali di Monti ed Aia Piccola sono interamente composti da queste singolari costruzioni e se ne possono contare più di mille. Per saperne di più si può visitare il Museo del Territorio, ospitato da un gruppo di trulli settecenteschi comunicanti fra loro e perfettamente restaurati. Si può qui conoscere più dettagliatamente l'evoluzione di queste costruzioni e la loro modalità di edificazione e le modifiche intervenute nel tempo fino a giungere ad un trullo a due piani come il "trullo sovrano", alto 15 metri.

A 9 km da Alberobello, c'è Locorotondo , sulla sommità di un poggio, dalla particolare pianta circolare. Dalla Villa Comunale si gode uno dei più bei panorami della Valle d'Itria. Meritano una visita sia la Chiesa neoclassica di San Giorgio che la Chiesa gotica di Santa Maria della Greca, edificata dal Principe di Taranto Pirro Del Balzo.

Inoltrandoci nel territorio dei trulli, degli uliveti e dei muretti a secco che dividono le proprietà, si arriva a Cisternino, dalle case bianche a terrazzo, da cui si gode un altro affascinante panorama sulla Valle d'Itria verso Martina Franca. Antico insediamento romano conserva, nella chiesa di San Nicola, di origine romanica, una bella scultura raffigurante la "Madonna del cardellino", opera di Stefano da Putignano del 1517.


Solo 24 km ci separano dalla città bianca, Ostuni, di origine messapica, edificata su tre colli, di cui uno conserva l'aspetto medioevale originario, e parzialmente ancora circondata dalle mura aragonesi dai caratteristici torrioni circolari ma con caratteristiche edificatorie arabeggianti. Da visitare la bellissima cattedrale, dedicata Santa Maria Assunta (sec. XV), in forme tardo gotiche con interno a croce latina e tre navate, una delle più ammirate della regione. Molto interessante il Museo delle Civiltà preclassichedella Murgia meridionale. Nelle vicinanze il Santuario di Sant’Oronzo (sec. XVII) in onore del quale, in agosto, si svolge la caratteristica "cavalcata". La tradizione vuole che il Santo qui si rifugiasse per sfuggire alla persecuzione di Nerone: Bellissima la cripta basiliana adorna di affreschi. Da Ostuni si vede un ampio orizzonte di mare. Si intravede, in particolare, la Marina di Ostuni, con la sua frastagliatissima costa in cui sono incastonate le spiaggette sabbiose.

Questo è un territorio anche di sapori caratteristici. Nei migliori ristoranti si può gustare la più classica, semplice e saporita cucina della valle: purè di fave, selvaggina, gnocchetti con fonduta di pecorino, carni d'agnello e fresco pescato in tutte le maniere. Ma è anche la zona ideale per gustare le classiche "orecchiette" di semola di grano duro, servite al pomodoro, alla ricotta forte, alle cime di rapa o alle fave. Straordinari gli oli extravergini e meritevoli i vini. Eccellenti anche le conserve e le marmellate, dolci secchi ed altro ancora.

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