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LA GIUSTA DISTANZA


"Regista italiano di pregio ma la cui generosità non sempre ha fatto centro, Carlo Mazzacurati ritrova con La giusta distanza (titolo che ha il suo riferimento specifico nel lavoro giornalistico e di informazione, ma funge perfettamente da metafora di tutto) il suo centro. Lo ritrova in special modo grazie a quello che è il principale personaggio del film: il paesaggio. Il paesaggio, miracolosamente non ancora fagocitato dalla metropoli diffusa e dei "non luoghi" spalmata su tutta la pianura Padana, della Bassa veneta in prossimità del Delta. Il cuore del suo film Mazzacurati lo ha messo in alcuni contrasti. Quello tra l'immobilità atemporale dei suoi luoghi e lo sconvolgimento umano e antropologico dei suoi abitanti. Quello - sul quale il senso del film si gioca - tra un'immigrazione certo non rose e fiori ma spesso inserita e apprezzata, e abitanti autoctoni di quel Nordest neo-opulento che sono, secondo il regista, i veri sradicati e le principali vittime di una modernità che li ha riempiti di offerte e ha fatto loro perdere la bussola e ogni prospettiva di felicità. Sta a cuore a Mazzacurati, comunque, l'invito ad andare al di là della sintesi giornalistica che appiattisce tutto sul leghismo o sul berlusconismo".
Di Paolo D'Agostino
Da La Repubblica, 2 novembre 2007

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